Park Eun-Sun: Condivisione
25 Ottobre 2013 09:00 - 17 Novembre 2013 18:00
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Lugano
Grandi sculture dal 25 ottobre al 17 novembre a Lugano in piazza RIforma, via Nassa, piazza Manzoni, piazza Indipendenza e Hotel Principe Leopoldo.
L'inebriante e tormentata ricerca dell'equilibrio
L'armonia cosmica, la distillata conquista dello spazio con moduli in progressivo e compilativo divenire, il senso incompiuto e fragile degli elementi primari, l'avanzamento perspicace del pensiero che li ha evocati e continua a proporli per non smarrire la ragione più profonda di se stessi. Questo sembra essere l'interesse primario che spinge Park Eun Sun a innescare certe interrogazioni rivolte al mistero dell'esistenza.
D'altronde egli vive compiutamente la nativa cultura orientale ( dove si è formato artisticamente a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta ) e quella occidentale in seguito all'approdo nel 1993 all'Accademia di Carrara. Il suo atteggiamento creativo sembra frutto dell'incontro di questi due mondi dove talora si manifestano momenti di dissonanza che vanno a ferire anche concretamente la lievità di certe sue composizioni. Come dire che la vita entra con le sue incertezze nei disegni del pensiero e pertanto li rende più prossimi alla realtà tangibile. E poi Park mette sempre in atto un movimento di sospensione, un senso di non finito, un rimando al prima e al dopo di un progetto ( non a caso i suoi cicli scandiscono i vari momenti narrativi di un'unica opera globale ) per dare un senso ( o per toglierlo definitivamente? ) al tempo che consuma le cose e le vanifica. La sua conquista dello spazio equivale dunque a una continua interrogazione del fare e sul fare. E quando i suoi lavori monumentali vengono collocati in ambienti pubblici entra in gioco un particolare processo di contaminazione che riguarda le costruzioni circostanti. Lo si può assaporare anche nell'attuale esperienza luganese per la particolarità di via Nassa che si dipana lungo un vario percorso con ampi respiri ad accogliere alcune sue composizioni. Queste forme trovano subito un'armonica assonanza con i palazzi di confronto perché proiettano in essi un progetto di architettura che riguarda l'essenza della vita. Non a caso una delle opere in rassegna, "Duplicazione continua" del 2007-2012, esibisce una fuga ascensionale di sfere in graduale torsione a rammentare la doppia elica del DNA che certifica il patrimonio genetico di ciascuno. Con l'aggiunta di una frattura longitudinale che percorre e unisce nel destino ogni elemento in causa evidenziandone il rischio di crollo. Pertanto quel piacere contemplativo attivabile in simili circostanze viene inquinato da un non preventivabile momento di crisi ovvero da quel dubbio capace di minare ogni ragionevole certezza. E per l'appunto capace di bloccare, appena superata la soglia dello sguardo, anche l'impulso di concedersi a un abbandono estatico.
I momenti di apparente dissonanza o di turbamento percettivo non riguardano solo la ferita capace di incidere un proposito o un desiderio di equilibrio che riflette un impulso interiore; trova un altro momento di sottolineatura allorché Park Eun Sun pone in simbiosi due strutture apparentemente non compatibili. In "Generazione II" del 2008 l'alternanza di sezioni orizzontali verdi e nere ( una delle ricorrenti scelte rappresentative che fanno riaffiorare la memoria di certi essenziali decori presenti nelle facciate delle chiese romaniche ) proviene da una struttura in granito che propone un cubo conficcato con un vertice nel suo piedistallo e che contiene una sfera nell'atto di espandersi dall'interno verso la luce attraverso la dilatazione della superficie. Ne consegue un'operazione maieutica di indubbio fascino proprio perché inattesa e risolta grazie a una interessante sequenza di equilibri formali. Un equivalente e suggestivo connubio spaziale riguarda "Accrescimento colonna infinita II" del 2010. La torsione del granito rosso in alternanza col nero determina, oltre alle menzionate fratture, uno scivolamento strutturale e una crescita di spigoli e di angoli che alimentano una situazione dinamica di drammatica e seducente palpabilità. Ancor di più in questa circostanza emerge la manifestazione sublime dell'arte che tenta l'assoluto con l'intrinseca e possibile fragilità di una materia nobilitata dal gesto. E così l'immediato, spontaneo rimando alla "Colonna infinita" di Costantin Brancusi, che ha ispirato tanti autori del nostro tempo, trova qui una lettura singolare perché quello che per il maestro rumeno voleva essere, almeno nell'iniziale esecuzione, un omaggio all'arte popolare della sua terra e alle figure totemiche primitive, diviene per Park la fuga in un'utopia salvifica. E "Collegamento tra cubi e sfere II" del medesimo anno persegue uno sviluppo ascensionale per moduli diversi, nella continua alternanza dei due solidi geometrici, dove l'apparente e precario equilibrio in atto rimanda all'apparente e precario equilibrio delle compilazioni brancusiane che tentano o sollecitano un'idea di infinito.
Nel 2011 appare quindi la serie intitolata "Condivisione" a sollecitare un nuovo capitolo di indagine. Intanto queste nuove prove tendono talora ad avere uno sviluppo orizzontale e si avvalgono di un aggancio di supporto capace di guidare la crescita proliferativa di anelli strutturali. Così in "Condivisione 39" il prodotto di tale crescita si traduce in una sequenza di colonne tubolari ricavate dal marmo bianco e grigio colte nell'atto di percorrere il lato coricato di una cornice aperta sul variabile mistero dell'oltre da traguardare attraverso una simile porta o finestra. Tale struttura rettangolare viene riproposta verticalmente da "Condivisione 5" col concorso dei menzionati elementi germinativi. Invece "Condivisione 40" si snoda lungo una progressione modulare che corre parallela alla base seguendo un movimento arcuato ribadito da una imponente ruota che ne ricalca il tragitto.
Nel 2013 Park Eun Sun riprende alcuni temi del recente passato e li accresce di nuove sollecitazioni emozionali attivate dal gesto creativo col concorso di una materia, il marmo o il granito, particolarmente adatta a trasmettere nell'osservatore una stupefazione contemplativa inquinata dal disagio incombente della frattura, di quell'intima corrosione che può intaccare ogni processo di perfezione ricercata dall'uomo. Un esempio significativo in tal senso è fornito da "Connessione II" e dal cilindro che emerge di forza da un cubo. I due solidi in traumatica fusione si avvalgono delle due diverse tonalità usate nell'alternanza del granito verde per evidenziare un ulteriore contrasto cromatico con la base di granito nero su cui è innestato il cubo in quell'equilibrio precario declinato dall'apparenza. Tale processo accompagna ogni soluzione insidiata dall'idea del crollo o della frantumazione per via di un intimo consumo della materia che va a contrastare il rigore strutturale, geometrico, dei singoli componenti dell'opera.
"La sfera" e "Sfere" distillano e accentuano l'evidenza di una perfezione contaminata dalla corrosione, dalla caducità, dal tarlo del dubbio. Invece con "Accrescimento colonna infinita I" questo dubbio si colloca proprio sull'orlo del cedimento strutturale per via di una frattura che provoca uno scivolamento della parte superiore della composizione cilindrica. E proprio come per una sequenza filmica il medesimo movimento traumatico investe "Accrescimento colonna infinita II" in un tratto più prossimo alla base. In "Accrescimento colonna infinita IV" possiamo percepire lo smarrimento della parte superiore evidenziata dal taglio obliquo, netto, che dovrebbe averne decretato la caduta o l'ascesa al cielo per merito di un'arte intenta a premiare la soavità di un'idea liberata dall'orpello della forza di gravità. E le interpretazioni di questo racconto potrebbero continuare con la lettura di ulteriori "colonne infinite" ovvero con la scoperta di altre cadute intervallate da momentanee resurrezioni a mimare il destino che ci compete. Ma molteplici allegorie possono crescere dalla suggestione del visitatore indotto a confrontarsi con una bellezza formale insidiata dal trauma: alcune vengono dichiarate dallo stesso Park Eun Sun quando per esempio identifica nella sfera la dilatabile dinamica del bambino e nel cubo la compatta solidità dell'adulto. Comunque sia, la contemplazione e la tangibile seduzione di queste opere attivano ancora una volta il modulato specchio del nostro mondo interiore.
Luciano Caprile