non-finito, infinito

non-finito, infinito

27 Marzo 2013 09:00 - 30 Giugno 2013 19:30

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Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano

Le monumentali e antiche aule delle Terme di Diocleziano accolgono la mostra di due artisti contemporanei: lo scultore Paolo Delle Monache e il regista Benoit Felici. Non-finito, Infinito il titolo dell’evento, promosso dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma in collaborazione con Electa e con il sostegno dello Studio Copernico di Milano.

Tema delle opere dei due autori è il frammento, l’incompiuto e la città. Affermano i due autori: “Le nostre ricerche, autonome, diverse e inconsapevoli l’una dell’altra, si sono incontrate nel non-finito, infinito. Le abbiamo così immaginate sovrapponibili e complementari, due facce di una stessa medaglia. Parallele, si sono riconosciute tra loro nella parte mancante a cui approdano da due percorsi opposti. Ne è scaturito un ibrido che ci ha fatto sentire come quei restauratori di sculture antiche che trovano due frammenti di una stessa opera, che combaciano tra loro ricreando un frammento più ampio, ma comunque incompleto. Un ibrido è del resto anche il suolo italiano, con la sua doppia congerie di non-finiti: dal sottosuolo affiorano frammenti di antichi reperti e sopra il suolo edifici mai terminati. Abbiamo cercato di parlare dell’incompiuto nel paesaggio e dell’incompiuto che è dentro di noi, considerando quello che ci circonda una metafora di quello che siamo, e il nostro lavoro un mezzo per prenderne atto”.

I bronzi di Paolo Delle Monache rappresentano i luoghi del proprio vissuto e del suo immaginario. Negli ultimi lavori, come Serendipity o Archeologia di un istante, una piccola figura umana è circondata e inserita all’interno di un paesaggio urbano dalla forma di colonna o di semisfera. Quelle forme sono una secrezione di ricordi ed evocano l’habitat spaziotemporale delle conchiglie. Sono l’origine e l’identità che i piccoli ospiti stratificano intorno a sé trasformandole nella testimonianza del proprio vissuto.

Il film Unfinished Italy di Benoit Felici riprende un paesaggio devastato da architetture incompiute, da dighe senz’acqua e da rovine nate rovine. Un personaggio narrante è spesso un pastore profetico che evoca sia antiche leggende che il desiderio di rompere, in un ipotetico domani, l’incantesimo che ha reso i luoghi a lui circostanti, senza passato e senza futuro, immobili come una statua di sale.

Nella mostra cinema e scultura, i mezzi utilizzati dagli autori, si incontrano nel video L’esperienza del non-finito diventando contenuto e contenitore l’uno dell’altro: frammenti di Unfinished Italy proiettati sulle sculture creano intorno a loro caleidoscopi di forme. Lo spazio-tempo filmico si sovrappone a quello delle presenze di bronzo, creando sconfinamenti di immagini e di ombre, di nuvole che si rincorrono su forme immobili che a loro volta entrano nel film con la loro ombra. 

All’interno del percorso espositivo, il film Unfinished Italy è mostrato nella sua interezza nell’aula XIbis trasformata in sala cinematografica, mentre nell’aula XI le opere di Delle Monache sono intervallate dal grande mosaico bianco e nero che raffigura Ercole e Acheloo, trovato nell’area della Villa di Nerone ad Anzio. Pertanto le grandi aule delle Terme di Diocleziano, anch’esse rovine ma portatrici di memoria del passato con le loro nude e imponenti pareti, diventano il luogo ideale per la messa in scena di un incontro artistico che celebra una nuova riflessione sul futuro. “Osservare i non-finiti architettonici del presente ci ha fatto intuire l’assenza di futuro. Riflettere sui frammenti di bellezza del passato ci ha fatto tornare voglia di futuro. Attraverso la forma del frammento abbiamo pensato di poter nuovamente immaginare il futuro: l’incompiuto come qualcosa di vivente, come lo è il seme, che è un frammento dell’albero che sarà, un progetto lunghissimo che un giorno (ci auguriamo) arriverà alla bellezza inseguita”.

Alla mostra si accompagna il volume Electa Non-finito, Infinito che documenta l’incontro dei due artisti e la specificità della loro opera. All’introduzione di Marc Augé, antropologo francese che con la sua teoria Rovine e macerie ha ispirato il lavoro di Paolo Delle Monache e Benoit Felici, segue l’interpretazione critica di Marco Meneguzzo delle opere come metafora di quello che siamo.

L’allestimento della mostra, curato da Maurizio di Puolo e Anna Ranghi dello Studio Metaimago di Roma, si snoda nelle grandi aule delle Terme di Diocleziano: la X e la XI. Queste, oltre ad essere museo di se stesse, conservano reperti di notevole valore storico. In particolare nell’aula X, sono esposte due tombe a camera ricavate all’interno di un grosso nucleo di tufo. I due sepolcri facevano parte di una vasta area di necropoli che si sviluppò lungo la Via Portuense dalla fine del I sec. d.C. fino al III sec. e oltre: rappresentano idealmente l’inizio e la conclusione della mostra Non-finito, Infinito e di un cerchio di storia che dal reperto approda all’incompiuto della contemporaneità.

AULE TERME DI DIOCLEZIANO

La mostra è ospitata nelle grandi aule delle Terme di Diocleziano: la X e la XI. 

L’aula X era uno degli ingressi al corpo centrale delle terme. Qui è collocata la tomba cosiddetta dei Platorini, scoperta nel 1880 sulla riva destra del Tevere. Nelle nicchie sono state poste le urne nella stessa posizione che avevano al momento del ritrovamento. Quasi tutte presentano una ricca 

e raffinata decorazione con bucrani, ghirlande e festoni di frutta. Sempre provenienti dal sepolcro sono la bellissima testa di Minatia Polla, databile in età giulio-claudia, come pure le statue di Sulpicius Platorinus e di sua figlia Sulpicia Platorina.

Sono inoltre esposte due tombe a camera ricavate all’interno di un grosso nucleo di tufo. Entrambe vennero alla luce nel 1951, durante lavori in Via Quirino Majorana: una è decorata in stucco bianco figurato, con nicchie alle pareti e volta a botte; l’altra completamente affrescata, con la copertura piana crollata nella parte centrale, tre edicole aggettanti sorrette da mensole e sormontate da timpani, e nicchie su due pareti. I due sepolcri facevano parte di una vasta area di necropoli che si sviluppò lungo la Via Portuense dalla fine del I sec. d.C. fino al III sec. e oltre. 

Il tema funerario dell’aula è rafforzato dalla presenza di sarcofagi, tra i quali uno strigilato a kline, un altro di altissimo livello qualitativo con raffigurazione di Dioniso ed Arianna e un terzo a ghirlande con eroti e scene di sacrificio

Al centro dell’aula è sistemato, in attesa di una disposizione definitiva, il celebre gruppo scultoreo con Marte e Venere con le sembianze di Faustina, moglie di Marco Aurelio, ritrovato nel 1918 a Ostia.

L’aula XI, dopo restauri che hanno ridato tutta la monumentalità ad un spazio adibito a conserva d’acqua del complesso termale, presenta al centro dell’area un grande mosaico bianco e nero che raffigura Ercole e Acheloo, trovato nell’area della Villa di Nerone ad Anzio e risalente al II secolo d.C., raffigurante Ercole e Acheloo. Rinvenuto nel 1931 nell’area archeologica della villa neroniana di Anzio, presso l’Arco Muto, il mosaico è uno più grandi conservati presso la Soprintendenza, con una superficie di circa 80 mq. Al centro, tra eleganti volute, è rappresentato Ercole mentre stringe vittorioso il corno appena strappato dal capo sanguinante del dio fluviale Acheloo.

 

NON-FINITO, INFINITO
Roma, Terme di Diocleziano Aule X, XI e XI bis (Viale Enrico de Nicola, 79)

Orari: dalle 9.00 alle 19.45,chiuso il lunedì.
La biglietteria chiude un’ora prima

Ingresso
Intero euro 10, ridotto euro 6,50, 
valido 3 giorni per le 4 sedidel Museo Nazionale Romano: Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo,Crypta Balbi, Palazzo Altemps

Informazioni e visite guidate
tel. +39.06.39967700
www.coopculture.it