Ex volto le sculture di Paolo Delle Monache al Museo Barracco

Ex volto le sculture di Paolo Delle Monache al Museo Barracco

20 Marzo 2008 00:00 - 29 Giugno 2008 03:00

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Museo Barracco

Il Museo Barracco, creato dal colto collezionista calabrese Giovanni Barracco tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 con l’intento di “formare un piccolo museo di scultura antica comparata”, ospita le opere di un artista contemporaneo. La mostra Ex-volto. Le sculture di Paolo Delle Monachedal 20 marzo all’8 giugno 2008 - si inserisce armonicamente in questa vocazione didascalica. Il soggetto delle 25 opere esposte è il tema eterno della scultura, l'immagine dell'uomo e il suo paesaggio, e in quanto tale gli “ex - volto” e gli “extra-luoghi” si affiancano alle antiche sculture dell’arte mediterranea della collezione del Museo - assira, egizia, cipriota, fenicia, etrusca, greca, romana – dialogando sulla stessa lunghezza d’onda, senza disturbarsi. E quindi gli inquietanti e fascinosi frammenti di figure umane delle opere di Delle Monache fanno da specchio ai frammenti dei capolavori della scultura antica raccolti da Barracco come exempla irripetibili consegnatici dalle civiltà del passato.

La mostra è promossa dal Comune di Roma e dallo studio Copernico di Milano, con il coordinamento di Nicola Loi.

Gran parte delle opere esposte ha per soggetto il volto umano, come in Rêverie, Cherubino che medita, Cherubino che osserva, Aurora. Volti assorti, adagiati su braccia, circondati da mani o da spazi traforati dai quali emergono con la forza dello sguardo, non diretto ma riflessivo, la forza del pensiero e del sogno. Sono volti seri, a volte sovrapposti -“Impilo volti sognanti, come scatole che anziché contenere la propria sottomisura l'accolgono su di sè, sulla guancia o sulla nuca”, chiarisce l’artista - in meditazione o addirittura dormienti.

In Italiana e 100% made in Italy appare invece una delle ultime forme ideate dallo scultore: “Da qualche tempo in alcune sculture ricorre la sagoma dell'Italia quale base o fondamenta. Ho simpatia per quella forma in quanto perimetro di un terreno gravido a sua volta di forme, di reperti, e che circoscrive un luogo in cui si è perennemente costruito, distrutto, ricostruito, tramandato, vissuto. Un luogo in cui scavare e trovare e in tutto questo simile a un atelier, un atelier peninsulare”.

Una penisola italiana dalla quale rinasce il passato, con i propri monumenti caratteristici, secolari e religiosi, facciate simili a colossei traforati, misteriosi come i volti nascosti tra le aperture.

“La memoria è il filo di Arianna che seguo in questo mio affastellare” afferma Paolo Delle Monache descrivendo la sua opera. Una memoria il cui filo parte dagli etruschi per passare attraverso l’arte del primo Rinascimento. Tutti temi ravvisabili nelle architetture che circondano i volti scolpiti dall’autore o che costituiscono i suoi “affastellati” extra-luoghi. Un’atemporalità dunque che fa tornare alla mente altri tempi, non solo del passato remoto. Il gioco della memoria conduce infatti a La Pisana di Arturo Martini, fino alle costruzioni metafisiche di Giorgio de Chirico e Carlo Carrà.

Opere quindi che traggono l’indispensabile nutrimento dalle ricerche formali dell’arte classica per crescere e diventare qualcosa d'altro, di personale. I volti circoscritti, assorti, e le architetture spesso sovrapposte di Paolo Delle Monache creano figure che non ci sono, molteplici forme che provocano suggestioni e interpretazioni diverse, insieme evocatrici d’antico ma contemporanee. Il materiale usato dall’artista è il bronzo in quanto “materiale in grado di autosostenersi e supportare gli azzardi d'equilibrio che sedimento” mentre la poetica del suo lavoro resta enigmatica e arcana come le sue opere: “Il perché esatto non mi è per fortuna del tutto chiaro, posso però dire che è bello provare a dare vita alle forme”.

 

La predilezione di Paolo Delle Monache per il frammento, rielaborato secondo una visione soggettiva che fa tesoro della tradizione, collega perfettamente questa mostra alle opere del Museo Barracco - anch’esse parti di un insieme mancante - proponendo accanto alle teste allineate della collezione permanente (come nella sala dedicata alla Grecia classica) una analoga ricerca del pezzo significativo, capace di evocare un universo più complesso: “Volti, mani e architetture sono elementi con cui costruire una presenza cercando di salire come una pianta”.

Seppure appartenente alla categoria del sogno, il bronzo policromo degli ex-volti ed extra luoghi si pone in perfetta sintonia con la scultura del passato, ritrovando in essa le proprie origini, ma per proporre al contempo nuove moderne visioni: “perché - come ebbe a scrivere lo stesso Barracco - la scultura, assai più che le altre arti, richiede all’artista un enorme potere di astrazione”.