Salvatore Cuschera
Salvatore Cuschera nasce a Scarlino, in provincia di Grosseto, nel 1958. Si diploma in scultura all'Accademia di Brera; vive e lavora tra Milano e Tromello in Lomellina, Pavia. Con ciò pensiamo di avere esaurito il primo atto strettamente e sinteticamente biografico relativo all'artista, e possiamo meglio concentrarci - circoscrivendo tali date temporali e tali dati esistenziali - intorno all'attività elaborativa dello scultore e alle sue opere.
Il principale elemento che ci colpisce è la lievità relativa, nonostante le dimensioni e il peso effettivo, che pare contraddistinguere la geometrica consistenza delle sculture di Cuschera. Che rappresentano innanzi tutto un mondo oggettivo, un universo parallelo in cui un formicaio oppure una postura raffigurativa ritrovano un loro livello di interpretazione formale al pari di una radura, di un tamburo e di un semplice sovraesposto Quadrato lungo.
E' la polimorfica materia che si trasforma senza ambiguità apparente in altro da se stessa, in un mondo in cui il metallo assume la suggestione della carne individuale e individuabile o del legno nel tronco di un albero.
Una materia antica, quasi omerica e sciamanica: non per nulla una personale milanese del 2000 dell'artista recava titolo di Campi di forza. Salvatore Cuschera e la scultura tradizionale dell'Africa.
Persiste molto di arcaico e primitivo nell'atto da cui l'artista genera le proprie forme strutturate e il proprio universo; sussiste pure un elemento greco, una capacità germogliante del ferro che interpreta la funzione più solitaria e creativa dello scultore, con la capacità di travestirsi da Efesto in mezzo alle scintille della propria fucina.
Tra i titoli delle opere di Cuschera/Efesto presentate nell'estate 2004 alla Fondazione Pomodoro non poteva mancare un Omaggio a Eduardo Chillida, proprio per la capacità transeunte della materia di colloquiare con altra materia, uguale e distinta da se stessa.