Riccardo Cordero
L'esordio artistico di Riccardo Cordero (Alba 1942) possiamo individuarlo intorno agli anni che vanno dal 1960 al '64. Di questa primigenia fase scultorea fanno parte opere come I piani che si muovono e Unione spaziale, in cui rispetto alla superficie considerata tout court prevale un ambito spaziale dinamicamente tridimensionale.
Nella fase immediatamente successiva, seppur breve in termini temporali, Cordero si confronta con la figura umana realizzando opere come il Giocatore di football del 1964, presente nelle collezioni della Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Superata la malia introspettiva riguardo alla rappresentazione figurativa dell'uomo, tra la fine del '60 e la prima metà degli anni '70 saranno i nuovi materiali tecnologici ad attrarre l'attenzione e la sensibilità dello scultore: dai polistiroli variamente trattati all'alluminio e al plexiglas. Nel 1977, prendono consistenza le ibridazioni tra natura, figura e cornice, in cui riappare lo studio frammentario e integrativo della raffigurazione umana, insieme ai collegamenti con la natura e all'inserto invasivo della cornice, corpo estraneo in confronto al retaggio e alle considerazioni tradizionali intorno al concetto di scultura. Fino alla breve parentesi nella seconda metà degli anni '80, con l'ideazione di sculture-paesaggio come per esempio Arcobaleno del 1986.
Nel viluppo metallico preordinato e graduato secondo la scansione di un proprio tempo interno, la scultura di Cordero si dispone nello spazio magica e instabile rispetto a una sua linearità realisticamente presente eppure vorticosamente annullata. Paradigmatica in tal senso è l'opera Rotazione coordinata del 1993/94, collocata nel Parco della Pellerina a Torino.