Maimouna Guerresi
Il punto essenziale da cui prende avvio la sperimentazione di Patrizia Guerresi (Pove del Grappa - Vicenza - 1951) è rappresentato da una ricerca artistica legata alle esperienze della Body Art, in cui prevale l'uso del mezzo fotografico.
I suoi primi lavori sono costituiti da grandi tele componibili, con il disegno di un albero scomposto e ricomposto in un modulo infinito. Il passaggio successivo è verso la scultura intesa in una funzione riflessiva e autobiografica, che ruota di frequente intorno all'immagine di sé e del proprio corpo.
Nei primi anni '80 alterna il bronzo al gesso policromo: nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia con un'installazione appunto in gesso policromo incentrata sulla simbiosi tra l'io fisico dell'artista e la natura circostante, manipolata o meno che sia.
Dal 1985 nelle sue opere predominano pietra e resina, inseguendo la tematica mitologica della mutazione corporale.
L'anno successivo Patrizia Guerresi è invitata alla Quadriennale di Roma ed è di nuovo alla Biennale di Venezia nel settore Arte e Alchimia curata da Arturo Schwarz.
Nel 1987 partecipa con il gruppo Gruppenkunst Werk alla Documenta di Kassel, esponendo la grande scultura in bronzo Edipo Liberato. Un anno dopo gira il primo video intitolato La terra di Rea, che ha per soggetto le sue stesse sculture inserite in un paesaggio formato da gigantesche montagne di ghiaia nera.
Nel 2001 è la mostra personale Maïmouna - nome assunto dall'artista dopo la sua conversione alla religione Musulmana Murid - allestita alla Galleria Levi di Madrid.